02.05.2016

L’autostima del bambino: le regole d’oro per coltivarla.

La fiducia in se stessi è uno di quelli aspetti importanti su cui spesso lavoriamo durante i nostri percorsi individuali e di psicomotricità di gruppo.

La fiducia in se stessi e la sensazione di essere capaci a portare a termine qualcosa sono qualità che si sviluppano nel periodo infantile soprattutto grazie al sostengo dei genitori. Questi ultimi, con le parole e i comportamenti adeguati, permettono al bambino di rafforzare tale senso di fiducia non solo verso se stesso, ma anche verso l’intero ambiente dal quale è circondato.Per evitare quindi di svolgere una funzione diametralmente opposta a quella costruttiva, ci sono alcune cose alle quali mamma e papà dovrebbero stare molto attenti e altre che assolutamente sarebbe meglio non facessero.

Dire al bambino ‘Sei cattivo!’ perché non ha rispettato le regole è la frase principale da evitare; questo perché si rischia di alterare la percezione che il bambino ha di se stesso nei confronti di mamma e papà, ovvero di essere considerato un “bambino cattivo” e per tanto non amato dai propri genitori.

Da evitare assolutamente sono anche quelle frasi tipo ‘Non sei capace!’ o peggio ancora ‘Sei stupido!’; queste, infatti, sono parole umilianti che minano profondamente l’autostima e la capacità di agire del bambino. Si consiglia, inoltre, di fare attenzione anche ad un’altra serie di espressioni che tendenzialmente appaiono come innocue in quanto non hanno un vero e proprio tono imperativo, come ad esempio ‘Non fare la femminuccia!’ oppure ‘Non fare il bambino piccolo!’, ma che al contempo hanno la facoltà di spingere il bambino a rinunciare ad una parte di se per assicurarsi l’accettazione e l’amore da parte dei genitori. Un individuo che mette a tacere una parte di se, rischia di sviluppare una personalità non rappresentante ciò che lui vorrebbe essere, bensì ciò che secondo lui mamma e papà vorrebbero.

Secondo gli studiosi, risulta quindi più corretto trasmettere al bambino un messaggio che sottintenda ‘io non ti disconosco come bambino bravo, ma questa volta hai sbagliato’. In questo modo si apre un dialogo con il proprio figlio, cosa che invece viene preclusa nettamente da un utilizzo sistematico del ‘Sei cattivo!’.

Ciò che permette al bambino di entrare nel mondo delle regole è la separazione, la differenziazione dall’altro e di conseguenza il riconoscersi come individuo, ma in quale modo possiamo aiutare nostro figlio a capire che egli è effettivamente un “bambino buono” anche se talvolta ha dei comportamenti cattivi?

In questo caso è importante dargli la possibilità di interiorizzare che dentro di lui ciò che prevale è l’essere buono; per questo motivo è molto importante gratificarlo quando fa delle cose belle, fatte bene e non aprire un dialogo solo per sottolineare ciò che non funziona. Sarebbe un errore dare per scontato che nostro figlio si senta un “bambino bravo”, va difatti riconosciuto come tale sin da neonato attraverso lo sguardo, la parola, la mimica e la gratificazione.

In ogni essere umano c’è il desiderio di essere desiderati dall'altro, essere amati, essere l'oggetto del desiderio dell'altro. Quello che, principalmente, interessa ai nostri bambini è di essere riconosciuti e di sentirsi amati dal proprio padre e dalla propria madre.

Dott. Stefano Magli Dottore in scienze motorie e psicomotricista relazionale